Mangano Romeo

data di nascita 1896

luogo di nascita Foggia, Puglia, Italia

luogo di residenza  Foggia, Puglia, Italia

colore politico  comunista

condizione/mestiere/professione  impresario costruttore edile

annotazioni riportate sul fascicolo  confinato, diffidato, iscritto alla Rubrica di frontiera

Fonte: Archivi CPC, Unità archivistica: busta 2986, estremi cronologici 1914-1942, nel fascicolo è presente  scheda biografica

Mangano Romeo nato a Foggia il 27.1.1896, ivi residente

costruttore edile – comunista

Schedato dal 1913 per aver fondato un circolo socialista a Foggia. Ripetutamente fermato durante la (prima, n.d.r.) guerra mondiale per le sue posizioni antimilitariste. Candidato comunista alle elezioni del 1921, processato nel febbraio 1923 per complotto contro la sicurezza dello Stato, assolto, licenziato politico dalle ferrovie. Arrestato il 26.4.1926 per diffusione di stampa comunista, condannato a 2 anni, 4 mesi di reclusione, ridotti a un anno. A fine pena confinato per 4 anni. Commutati in diffida il 26.5.1927, iscritto nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze. Era ancora vigilato nel 1942.

Fonte: Simonetta Carolini, Carla Fabrizi, Luciana Martucci, Cristina Piana, Liliana Riccò (a cura di), Adriano Del Pont (coordinatore), Antifascisti nel Casellario Politico Centrale, Quaderni dell’ANPPIA, n.11, Roma, 1988

Quella di Romeo Mangano spicca, tra i vari protagonisti della sinistra del primo ‘900, come una figura complessa e controversa. 

Egli si afferma come leader fortemente radicato nella realtà del proprio territorio, passionale, capace di raccogliere un ampio consenso e di mobilitare consistenti gruppi di lavoratori. Di buona cultura, oratore trascinante e intellettualmente capace. Lo ritroviamo sulla scena politica , quale segretario della Federazione Giovanile Socialista, a sostenere tutte le manifestazioni contro la guerra e, tra il 1919 e il 1920, aderire alla frazione bordighiana quale convinto e intraprendente sostenitore della linea astensionista. Si distingue, insieme ad Amoroso di San Severo, quale portatore di una linea estremista che osteggiava ogni coalizione con gli altri partiti borghesi. Identificava fascismo e democrazia, come diversi modi del dominio borghese e sosteneva che l’antifascismo “in nome della libertà democratica, mira allo stesso fine del fascismo: immobilizzare la classe lavoratrice”. Aderisce da subito al Partito comunista; Il suo ascendente è di grande rilievo tanto da essere relatore al I Congresso provinciale del PCd’I (San Severo 10 aprile 1921) e ad essere eletto segretario provinciale. Dalla Lega proletaria e dal sindacato ferrovieri vengono allontanati, anche con la violenza, tutti quelli che non aderiscono al Partito comunista. L’astio nei confronti dei socialisti è così grande da contestare il gruppo comunista di San Severo che, nell’autunno del 1921, aveva difeso il socialista Mucci, assediato nella sua casa dai fascisti. Al II Congresso provinciale del Partito comunista (Foggia, 22 gennaio 1922) e al III (Torremaggiore, maggio 1924 in clandestinità), si delineano due posizioni divergenti: quella di Allegato, filo gramsciana e quella di Mangano, settaria ed estremista. Tuttavia l’ascendente di Mangano è tale da essere rieletto segretario provinciale.  Ma nel gennaio 1925 tale decisione viene d’autorità ribaltata dall’esecutivo nazionale del partito che lo rimuove da segretario sostituendolo con Allegato. La polemica di Mangano è forte e determinata, sostenuta dal consenso maggioritario che raccoglie intorno a sé nella federazione provinciale, contesta apertamente le decisioni e la linea assunta dalla direzione nazionale arrivando ad una aperta polemica sulle colonne de l’Unità, prima contro Greco e poi contro lo stesso Gramsci. Nonostante tutto ciò, al IV congresso provinciale (Foggia, nella notte tra il 26 e il 27 dicembre 1925), viene rieletto segretario; ma al III congresso nazionale (Lione, 20-26 gennaio 1926), prevale definitivamente la linea gramsciana ed è Allegato che entra nel Comitato Centrale del partito. Siamo ormai nel pieno del regime fascista e, a maggio del 1926, Mangano e altri dirigenti comunisti vengono arrestati. Comincia una nuova fase della vita di Mangano ancora più controversa e ambigua. Se da un lato prosegue incontri e riunioni con altri antifascisti, sono ormai accertati i suoi contatti e i rapporti (anche questi pieni di contraddizioni ed ambiguità) con l’Ovra, la polizia segreta fascista, che cerca di utilizzarlo quale fonte di informazioni e per il controllo delle attività antifasciste sia a Foggia, sia in altre province (Roma, Milano). Il suo nome in codice è “Violino”.

Nel dopoguerra Mangano, ormai su posizioni “Trotskiste”, forte di un ascendente mai sopito prende le redini della Camera del Lavoro di Foggia e viene eletto nel consiglio comunale della città. Stabilisce stabili rapporti con i gruppi “quarinternazionalisti” in Italia e all’estero. Da una parte riesce a farsi riassumere nelle ferrovie dello Stato dimostrando i suoi appoggi al movimento di liberazione in Molise e Abruzzo, dall’altro vengono alla luce i suoi rapporti con l’Ovra; viene invitato a dimettersi dal consiglio comunale e costretto a lasciare la direzione della Camera del Lavoro, incalzato dalle critiche e dalla forte opposizione della direzione provinciale del Partito comunista.

Fonti:

  • Una copiosa documentazione “Circa il Fiduciario Violino”, costituita da rapporti di polizia e relazioni di vario genere, anche da territori extra-provinciali, in: Raffaele Colapietra, La capitanata nel periodo fascista (1926-1943), Amministrazione provinciale di Capitanata, Foggia, 1978, pagg. 301-305, 315-328, 330-332

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